Appunti su: cambiare il mondo, desiderio, letteratura, scrivere, Cultura della Pace, potenti criminali

8 Novembre 2022

Mi accorgo, so, che nel profondo, soffocato, nutro l'antico desiderio di cambiare il mondo. Anni fa scoprii e scrissi che noi non cambiamo il mondo, lo facciamo: con i gesti, gli impegni, la cocciutaggine di guardare, di pensare, di scrivere, di amare, di manifestare, con il modo di parlare, ridere, avere amiche/amici e... E sottolineavo la responsabilità di ciascuna, di ciascuno. Insomma, ancora credevo possibile un mondo diverso. Ora, ma forse già da tempo, pur continuando a fare ciò che posso, che è davvero poco, registro crudamente che il mondo è davvero troppo crudele, ingiusto, superficiale, ignorante, violento, eccetera eccetera, e, pur sapendo che è così perché uomini senza cuore e avidi hanno imposto la loro cultura, che per brevità definiamo patriarcale, e che a questa si adeguano tante donne, non mi basta neanche questo.

Le cose sono andate avanti. L’ho già scritto da tempo: si è compiuto un cambiamento antropologico. E la speranza è che se ne compia un altro, a cura dei ragazzini e delle ragazzine che guardano questo mondo con stupore, che lo osservano in silenzio anche sui cellulari, che sono insoddisfatti, ma anche con desideri. I desideri, il desiderio. Dal desiderio di essere è nato tutto: il ’68, le rivolte, il femminismo. E gli adulti di questo marcio mondo occidentale non ne hanno più, tranne quelli, fasulli, imposti dal consumismo e dal bisogno di controllo delle classi dirigenti. I desideri li esprimono i popoli in rivolta, gli emigranti che sfidano il mare, le ragazze iraniane e di altri paesi che sfidano il potere politico, insomma persone fuori dal nostro mondo occidentale. Da queste mi aspetto il nuovo cambiamento antropologico.

In questi mesi di guerra, a costatare la ferocia e la non volontà di capire, di comprendere (mettere insieme) da parte dei potenti della terra, ma anche dei loro intellettuali, giornalisti, opinionisti, la tragedia di tanti morti, di tanta distruzione, mi chiedo, come faceva Totò: ma dove vogliono arrivare? Li guardo, in tv, al calduccio, ben nutriti e ben pagati, discettare sull'onore, sulla difesa dei nostri "valori" (???!!!), e accusare di vigliaccheria ed egoismo, di partigianeria, coloro che non la pensano come loro. Arrivano a mettere in un solo calderone le persone che vogliono la Pace (non solo per questa guerra, ma vogliono la costruzione di una Cultura della Pace) con interessi di potere ed economici di altri.

Confesso che, se metto insieme ciò che ho imparato ultimamente e ciò che ho imparato nei lunghi anni della mia vita, e le letture fatte, le discussioni, le relazioni, mi chiedo come si definisce la nostra società dove muoiono ammazzate donne, bambine e bambini vengono violate/i, lavoratrici e lavoratori muoiono a causa dell'ingordigia dei padroni che non forniscono adeguate protezioni, donne e uomini e bambine e bambini muoiono in fondo al mare per l’avidità dei paesi “civilizzati” (quelli democratici, del benessere), la maggioranza delle popolazioni , anche nel nostro mondo occidentale, sono povere e vivono in catapecchie, i loro figli sono ignorati o maltrattati, altre persone si spengono, spengono intelligenza, curiosità, che pure devono avere posseduto da piccoli, e finiscono a loro volta assassini, criminali. Oddio che quadro!

Io di questo scrivo: nelle mie poesie, nei miei romanzi. E ne scrivono altre, altri. In genere ignorati ovviamente (e in fondo a ragione perché mettono in discussione i canoni di quella che chiamano Letteratura) e dunque perdono la funzione prima dello scrivere. Cioè di dare forma al proprio sguardo, al proprio desiderio, diverso da quello di altre e di altri. Di controllare e contestare il Potere, di disegnare un possibile quieto, un vivere amorevole.

Nella mia ricerca sulle scritture delle donne, cancellate e disprezzate, partita dai primi anni ’80, trovai scrittrici magnifiche, che cioè scrivevano bene, in modo anche nuovo, e che affrontavano temi inesistenti nella nostra letteratura: violenza sulle donne, stupri su bambine, entrambi fenomeni non “criminali” ma realtà indiscussa e indiscutibile, ovvia, che faceva parte della cultura tradizionale, e ho trovato rifiuto e denuncia della guerra, analisi di cosa fosse il matrimonio, pietà per le madri assassine, rappresentazione della difficoltà delle condizioni economiche dei poveri, e, che meraviglia!,  riappropriazione del desiderio, della sessualità, e così via. Le ho amate per questo. Per questo le ho ripubblicate (alcune), antologizzate, portate nelle scuole. Le scrittrici del Novecento sono state magnifiche e hanno mostrato, senza neanche proporselo, quanta differenza ci fosse nel loro sguardo e nella tensione della loro scrittura, rispetto alla tradizione.

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