L'umanità - Riflessione

11 Agosto 2017

Mi chiedo: e se la nozione di Umanità fosse oramai stata cambiata, trasformata, da questa società?

Se Umanità non significasse più, come per Cicerone, Seneca, Quintiliano, Plinio, e altri: sentimento, natura umana, civile consorzio, bontà, mitezza, cortesia, cultura, educazione, civiltà. (da: Bianchi-Orelli, Dizionario della Lingua Latina)?

A causa delle sciagurate politiche degli Stati, possiamo avanzare l’ipotesi che il termine umanità sia usato ora come: maggioranza di uomini?

Se, insomma, quell’1 o 10 per cento che comanda in tutto il mondo, che lo depreda di ricchezza, libertà civili, opportunità di una vita degna di essere chiamata tale, fosse riuscito a convincere la maggioranza di uomini a seguire, accettare, sostenere, un'omologazione che la fa preda insipiente, ignorante, sfruttata, risentita, cieca? Prova ne sia il parere di tanti, anni fa, sulla necessità della pena di morte, o sull’uso e il possesso delle armi.

Oggi, in questi tempi oscuri, tutto il dibattito pubblico (politico e d’informazione !!!) è imperniato sulla questione delle migrazioni. E infatti una grande (e in aumento) quantità di persone (così ci racconta la TV e così deve essere, se i Partiti, tutti, fanno a gara a spararla una più grossa dell’altra, per accaparrarsi un numero maggiore di elettori) si accanisce sul “dagli all’immigrato” e dagli a chi si dichiari suoo “amico”. Parrebbe che, senza questa ”invasione”, staremmo tutti bene, saremmo felici e senza problemi. La difficoltà del vivere in una società ingiusta, rapinatrice, egoista e violenta, sarebbe dovuta alla presenza degli stranieri poveri (quelli ricchi li si accolgono a braccia aperte). Come in tempi non lontani erano i capelloni, i drogati, gli omossessuali, i rumeni….

Dunque, questa supposta maggioranza dell’umanità è indotta a dimenticare i problemi quotidiani, le diversità delle vite di ciascuno, la mancanza di case, scuole, ospedali, assistenza, lavoro, opere pubbliche necessarie (e quindi frane, allagamenti, slittamenti, scioglimento di ghiacciai, cambiamenti climatici, un minimo di benessere e tranquillità, e così via).

Se è questo il sentire della maggioranza, e se (imperfetta democrazia, o democrazia perfetta?) è dilagata l‘idea che la maggioranza ha sempre ragione, e che intellettuali, politici, non hanno il dovere di elaborare un progetto, una visione del mondo che davvero risponda alle esigenze di tutti, allora si dovrebbe dichiarare apertamente che sì, umanità è la maggioranza degli uomini, ignoranti, rozzi.

E allora fare guerre “umanitarie” (necessarie per quell’1—10 percento, e richieste anche dai gregari), diventa plausibile. Diventa plausibile (per loro) coniare il nuovo "crimine umanitario” (che va cioè contro gli interessi del Potere e i suoi gregari).

E allora sarebbe giusto coniare un altro termine per: cortese, gentile, generoso, civile. Quale?

C’è un’altra riflessione: quell’1 per cento, più i gregari beceri, non sono la maggioranza. La maggioranza, quel 99 per cento, è violata, lontana, impoverita, disincantata, senza punti di riferimento (pigra i certi casi, a volte anche semplicemente opportunista). E dunque se si riuscisse a partire da essa, dai suoi bisogni e desideri, forse in qualche modo si potrebbe battere questo sconcio.

P.S. Ho usato sempre il maschile in questa breve nota. E del resto “umano”, “umanità”, “umanitaria”… sono termini che provengono da “homo”.

Commenterebbe Virgina Woolf (e come si sa, condivido,  che, certo, tutto ciò cui ho accennato, guerre, prepotenze, violenze, egoismi, è cosa di uomini, appartiene alla cultura maschile (con buona pace dei volenterosi “progressisti”) e Anna Maria Ortese aggiungerebbe che la crudeltà e l’egoismo non appartengono alle bestie, ma agli uomini.

C’è stato un tempo in cui pensavamo, e  lo scrissi molti decenni fa, che la cultura delle donne (i vari femminismi, il nocciolo dei femminismi) avrebbe potuto sostituire questo termine umanità con donnità.

Ma forse abbiamo perso il treno:  “donnità” dovrebbe attuare (avrebbe dovuto attuare) una “differenza”, articolata, precisa e nello stesso tempio ampia, morale e rivoluzionaria.

 

 

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