Dominae. Premessa al progetto Dominae del 1999. Il Progetto fu sviluppato sul Sito arabafelice.it, ora chiuso, creando un Dizionario biobibliografico delle donne di circa 500 nomi. Questo e il vecchio arabafelice.it può essere consultato ora su annasantoro.it.

7 Ottobre 2023

Dominae

Dominae: La mappa internazionale della presenza femminile nel mondo della cultura

Premessa ( scritta nel 1999, quando avviai Dominae sul Sito dell'Araba Felice) 

Questo Progetto nasce da un’esperienza più che ventennale portata avanti da chi scrive.
Da più di venti anni (da quando cioè ancora si riteneva che scrittrici in Italia fossero unicamente quelle tre o quattro citate nei testi letterari), lavoro al recupero e alla corretta lettura della produzione femminile italiana. Dopo alcuni saggi monografici, il Catalogo della scrittura femminile italiana presente nei fondi librari della Biblioteca Nazionale di Napoli fu l’avvio per il lavoro sempre più attento e articolato, sulla produzione letteraria femminile italiana portato avanti nei successivi venti anni, non solo da me ma da tante altre studiose. Lavoro che ha comportato arricchimento e articolazione culturale e in più creazione di competenze professionali, di nuove professionalità e di nuovi strumenti di intervento.
Eppure, nonostante questo e nonostante il fatto che le donne oggi stiano acquistando funzioni e ruoli sempre più interessanti, la maggioranza di esse ancora stenta a pieni riconoscimenti anche perché, non possedendo conoscenza della propria storia, manca della sicurezza, della autostima propria di chi si senta all’interno di un percorso, con un bagaglio di sapienza e di competenze, con un’autonomia che renda davvero soggetto consapevole del proprio destino.

La coscienza di non essere sole e di non essere le prime, ma di poter contare su una storia, di far parte di uno scenario ricco e articolato, è una forza.
Eppure, nonostante la forza acquistata negli ultimi anni, nonostante gli studi e la produzione in tutti i campi, le donne non hanno modo di conoscere le attività, le presenze, gli intrecci esistenti per ciò che riguarda la presenza e la produzione femminile di ieri e di oggi. Hanno difficoltà a “leggere” la storia da un punto di vista di genere, perché la comunicazione è ancora difficile.

Le grafie (i segni dei vari linguaggi) delle donne costituiscono “scarti poetici” e violazioni di canoni, rappresentano un segno dei tempi che va riconosciuto e meditato, infine manifestano percorsi di coscienze e di esperienze. Confrontandosi con la produzione femminile, diviene chiaro per tutte\i che l’identità femminile esiste e che essa é ampia e articolata.
Le artiste e le intellettuali dei secoli passati, le nostre madri, pur se ciascuna di esse in maniera differente, hanno intessuto una trama fatta di trasgressione, di denuncia, di sensibilità, di rappresentazione del sé e del mondo circostante, di desiderio, di ribellione.
Hanno saputo, quando più quando meno, significare se stesse, naturalmente conservando e anzi formalizzando tutte le contraddizioni che, in quanto donne, vivevano.
Hanno lavorato, con esiti più o meno felici, per piegare alle proprie esigenze, creative o intellettuali, linguaggi che dessero forma alla propria necessità di poiein, nel caso soprattutto della lingua scritta, hanno dovuto affrontare, penso all’italiano in special modo, una lingua ingrata, codificata da altri, risalendo spesso alle sue origini, alla tradizione orale, alla sua stessa essenza di “lingua materna”.
Hanno dato attenzione alle parole, spesso insufficienti o inadatte a “dire” ciò che esse intendevano significare, ne hanno introdotte di nuove, non ancora accolte dalla tradizione letteraria, spesso legate al corpo, alle sensazioni fisiche, alle percezioni, alla raffigurazione di ciò che ancora non era canonizzato: questa operazione di dilatazione e articolazione dei linguaggi tante volte, dalla critica dominante, maschile, é stato presa per sciatteria, per divagazione, per eccessiva partecipazione, per sentimentalismo, se non per spudoratezza e indecenza.
E invece, in anni passati, le scrittrici hanno guardato alla tradizione, ai grandi autori, per carpirne la lezione (che non era a loro rivolta), farla propria e trasformarla. E per arricchirla. (Oggi sappiamo che autori di tutti i tempi, artisti, intellettuali, politici, si sono spesso appropriati (e ancora lo fanno) delle intuizioni, delle sollecitazioni, della produzione delle donne, spesso snaturandola. )
Nonostante la ricchezza delle presenze, le nostre madri sono state cancellate dalla memoria per troppo tempo. Oggi molte studiose lavorano per il recupero della memoria, ma la difficoltà delle comunicazioni, il silenzio della “critica” ufficiale, la timidezza a volte delle stesse studiose, rendono ancora difficile la conoscenza del patrimonio immenso che abbiamo alle spalle.

Questa produzione ci appartiene. E’ nei nostri geni, ci fa così come siamo. Dunque va ricostruita e fatta conoscere. Bisogna fare in modo che il cammino compiuto dalle donne, dalle artiste, dalle intellettuali, divenga patrimonio assorbito e “scontato” nella memoria delle donne: di quelle isolate, delle giovani, di quelle che verranno.

Se fino ad oggi, per ricostruire e valorizzare la Rete di donne e la cultura che viene espressa dalle artiste e dalle intellettuali, ha funzionato l’impegno di singole, di Istituzioni o di Associazioni, oggi è necessario creare una Rete trasversale (nel tempo e nello spazio) ricorrendo a mezzi moderni di comunicazione

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