1965
le tua braccia
una alla vita
l’altra mi stringe le dita
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avrei avuto bisogno
di dita-gelsomino
che aprissero gentili
il mio cuore
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il tempo è portato lontano
da sguardi e sorrisi
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volevo essere
piccola cosa dolce
nel palmo della mano
uccellino morbido
da accarezzare con un dito
questo tanto tempo fa
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suono di chitarre lontane
senza saperlo
i ragazzi cantano
alla luna il loro amore
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ubriacata di vento
stordita dal rombo del mare
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la mia mano tra le mani
suonavi su di lei
tutto il tuo amore
e io non lo capivo
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solitario come un contadino vecchio
che mai ha voluto vendere la sua terra
e come lui ostinato
hai mani larghe un poco tozze
mi parli con occhi socchiusi
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quel contadino
guarda la terra
che ha dovuto vendere
con lacrime di bimbo
che cade la prima volta
sta pensando di portarne
un pugno via con sé
all’indomani - in un sacchetto
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Asciutta e buia questa malinconia
mi fa straniera in questo mondo
ultima pellerossa corro da una collina all’altra
mando messaggi e do risposte
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E’ tutta qui la malattia
che t’era capitata: innamorata
e il pescatore di spugne
giovane mozzo per un istante
accarezzò incantato la tua perla
per poi gettarla via: non valeva niente
perché non era spugna
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se tutte le lune
di questo universo scendessero
sulle rispettive terre
quei loro tondi occhi amati
da tanti letterati
si chiuderebbero per sempre
nauseati
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